Gianluigi Zeni
Scultore | Italia
Biografia
Zeni Gianluigi nasce a Feltre il 25 marzo 1986 e fin da piccolo, grazie al padre scultore, prende confidenza con la lavorazione del legno. Seppur diplomato alla scuola d’arte di Pozza di Fassa, decide di continuare a seguire le impronte del padre lavorando assieme a lui in bottega e continuando così a perfezionare la sua tecnica.
Maturata la giusta padronanza di questo materiale, decide di allontanarsi dalla linea classica del padre e di inoltrasi in un sentiero di ricerca della propria personalità artistica. E’così che, spinto da questo spirito innovativo, decide di esprimere con la sua scultura delle tematiche di attualità.
Con una rinnovata visione artistica e con tanta sete di imparare, decide di affinare ulteriormente tecniche e conoscenze frequentando l’Accademia di Belle Arti a Verona. Qui impara in maniera più approfondita la storia dell’arte, l’utilizzo dei colori e la lavorazione di altri materiali.
Durante gli anni di apprendimento accademico, rimane particolarmente colpito dalla forza espressiva dei graffiti dai quali trova ispirazione e ne utilizza la particolare semplicità e forza che riescono a trasmettere per farne uso proprio nelle sue sculture.
Al centro della sua corrente artistica prende così forma una linea di forte critica verso il dilagante inquinamento sociale e naturale e ai problemi ad esso correlati.
Attualmente vive e lavora a Mezzano di Primiero dove, avvolto da natura e montagne, vive il lento trascorrere dei giorni con la passione per il suo lavoro. E’ dal quieto vivere tra le montagne, amiche di gioco e severe maestre, che trova una sempre nuova spinta per creare, crescere e divertirsi con questa sua grande passione.
Mostre collettive: nel 2010 Palazzo Barbieri VR; nel 2014 Cà la ghironda Modern Art Museum BO; Palazzo Roccabruna TN; Spazio Erica Klein TN; Castello Aldo Brandisco di Arcidosso GR; Antica Pieve di SS. Giacomo e Cristoforo TN
Se incontrassi per strada un ragazzo con un ramarro sulla spalla penso che mi innamorerei all’istante. Mi chiederei: “Ma da dove viene? Esce forse da una favola?”, invece è il frutto della fervida e limpida immaginazione di Gianluigi Zeni, scultore, disegnatore e scalatore. I personaggi che vivono nel suo legno scolpito fanno letteralmente innamorare, forse perchè ognuno si porta in spalla o addosso un Animale, quasi fosse una estensione ideale del personaggio stesso, una qualità della vita, un senso o uno strumento preciso che tramuta questi esseri in maestri, in piccoli saggi profeti romantici. Sembrano usciti dalla trilogia di romanzi fantastici “Queste oscure materie” dello scrittore inglese Philip Pullman, racconti in cui ogni essere umano possiede un Daimon, ovvero un inseparabile Animale che lo accompagna sempre come un’ombra, o uno Spirito Guida che rappresenta la forma ferina della sua anima e del suo carattere. Anche lo psicologo americano J. Hillmann nel suo “Codice dell’Anima” parla di Daimon (che in lingua inglese significa sia Demone che Diamante) e il parallelismo è d’obbligo poiché egli lo intende invece come il talento unico e irripetibile che ogni essere umano possiede e che è ciò che ci fa brillare, ma che ci tormenta se non lo riconosciamo.Il Daimon è l’essenza, la ghianda, il diamante che ci abita dentro e che si manifesta fuori come demone selvaggio nel momento in cui non lo seguiamo e non lo onoriamo come la parte che contraddistingue ogni persona nella sua unicità. Questi piccoli animali appoggiati sui corpi dei personaggi di Zeni sembrano quindi ricordarci di seguire la nostra luce interiore, la nostra parte più selvaggia e limpida, più profonda e più alta allo stesso tempo. Infatti è dall’aria tersa delle vette e delle pareti di roccia che arrivano le idee fantastiche di Zeni, artista, sognatore e lavoratore instancabile come solo uno scalatore sa essere. Egli si appella alla saggezza dell’iconografia animale e costruisce un bestiario che, con una dolcezza disarmante, riesce a parlare con grazia di temi come la morte e il senso della vita. Ognuno di quei personaggi ti guarda e ti domanda qualcosa, la forma dell’occhio sembra proprio quel punto alla fine dell’uncino della domanda che ti rapisce e ti porta con sé a chiederti qualcosa di fondamentale: “Dove è finita la nostra parte più vera e naturale? Quella sacra e creativa, indomabile e selvaggia...quella che - come Zeni - crede che l’Arte possa cambiare il mondo?” È da questo bisogno infatti che nascono i suoi bambini con la maschera a gas, testimoni di un mondo futuro distrutto dall’inquinamento e dall’ignoranza. Piccole creature bellissime e terribili che esortano a cambiare e ascoltare la Madre Terra che stiamo piano piano uccidendo.