Nato a Udine nel 1960. Vive e lavora a Venezia, dove si è laureato in architettura, seguendo, tra gli altri, il corso di Italo Zannier di Storia e tecnica della fotografia.
Dopo gli studi collabora con l’Università come assistente in varie discipline, in particolare Scenografia, dedicandosi alla teoria e pratica del video.
Ha collaborato alla scenografia e allestimento di spettacoli musicali.
Nei suoi lavori sperimenta l’interazione tra materiali astratti e figurativi, mettendo in relazione figure, eventi e materie appartenenti a tempi, spazi e contesti differenti, contemporanei e del passato.
Nel video lavora sul documentario, sul ritratto, sulla finzione, su concettualità e astrazione. L’esperienza fotografica ha compreso vari aspetti, dal documento alla sperimentazione, ricercando il rapporto tra estetica, spazio, tempo e luce. Indaga anche su un particolare aspetto della storia dell’arte figurativa, il rapporto tra lo spazio reale e quello della sua rappresentazione nella pittura e nella scultura.
Nei lavori pittorici i materiali figurativi utilizzati vengono elaborati in modalità tali da attivare, attraverso una ricontestualizzazione, nuove “poetiche”, dove sono al contempo annullate e mantenute le distanze temporali e stilistiche tra gli elementi delle composizioni.
In questi lavori si cerca di sperimentare un percorso al contempo atemporale e storicizzato, che cioè relazioni una impronta formale-figurativa del quadro, con la connotazione di una specificazione storica, sociale, antropologica.
Sono chiamati anche “digital paintings” poichè tentano di legare il mondo della pittura tradizionale a quello delle metodologie e tecniche digitali - adoperate oggi in molte produzioni artistiche, senza comunque riferirsi a specifiche esperienze come la “computer art”.
I quadri sono quasi sempre composti da una immagine di primo piano e una texture di sfondo. La texture del fondale è sempre adattata al contesto, al tema del quadro; l’immagine in primo piano (una fotografia “istantanea” di un soggetto urbano o un paesaggio, una “figura artistica” del passato, un fotogramma di un film…) può essere conservata nella sua originalità o elaborata, a volte “desaturata” e portata a un massimo contrasto bianco/nero, ridotta a una trama, in cui il bianco è eliminato, corroso (come in uno sviluppo fotografico, che elimina lo ioduro d’argento dalla pellicola impressionata).
Talvolta il procedimento può essere più complesso, perché si possono inserire dei layer intermedi tra l’immagine in primo piano e il fondale; queste texture intermedie possono sostituirsi al nero, al bianco o altre campiture di questa immagine, rilasciando la loro estetica all’oggetto che in questo modo ne assume la semantica.
La costruzione della texture di sfondo parte da un frammento di una figura - un particolare di un dipinto antico o contemporaneo, un disegno, una fotografia, un collage di elementi – che è sottoposto a duplicazione e specularizzazione con sé stesso, a formare un modulo base di quattro elementi. La composizione del fondale prosegue accostando uno all’altro un certo numero di questi moduli base, fino a formare una complessiva “digital texture” delle dimensioni dell’intero quadro.
Di recente questi lavori sono stati esposti a diversi eventi: una mostra personale alla Galleria Nuovo Spazio di Luciano Chinese a Udine, 2015; Paratissima 2015 – Torino Esposizioni, sezione “Cross the Border” con due tavole della serie “Migranti”; “Ricostruzioni 1915/2015” a Pramaggiore (Venezia) con il trittico “La Grande Guerra”; uno stand personale nel 2015 e nel 2016 ad Arte Fiera Padova (tra i 10 finalisti al Premio ArtePadova-CATS); mostra collettiva “Artisti TriVeneti” a Motta di Livenza, 2016; Festival “Verdi OFF” a Parma, con un lavoro su Giuseppe Verdi, 2016.
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