Nata a Zero Branco (Tv) e risiede a Casale sul Sile (Tv). Ha avviato l’attività artistica grazie all’associazionismo collaborando per circa un decennio con il gruppo ”Espressioni” di Quarto d’Altino (Ve). Attualmente sodale e segretaria del Movimento Culturale ”La copertina”, continua a rielaborare la propria attività collaborando attivamentecon gruppi presenti in territorio nazionale ed estero.
Sorretta dalla convinzione che vi sia un impellente bisogno di cultura, considera l’arte come strumento attraverso cui accedere a insospettabili potenzialità umane tali da stimolare il risveglio di una rinnovata coscienza collettiva. Firmataria del manifesto Culturale sull’Omologismo”, interpreta la realtà attraverso un’analisi introspettiva del tutto personale che si evince dalle opere pittoriche e poetiche.
Raffaela Longo è sostanzialmente un poeta - pittore, una definizione tanto cara a Tronchin, che pare coniata da lui.
Ove si osservino le raffigurazioni del primissimo periodo (anni 80), c’è spontaneo pensare all’Impressionismo, ossia, a quella rivalutazione serena del colore e della luce, per esprimere un’autentica ed immediata impressione suscitata dalla natura (vedi Sentieri). L’Impressionismo è infatti luce liquida nel mare e luce calda nei paesaggi. Il maestro di tale fotonismo è Claude Monet.
Spostandoci nel secondo periodo (anni 90), nelle immagini si comincia ad avvertire lo smarrimento dell’equilibrio impressionistico: la natura si drammatizza, le acque diventano tumultuose, in una trasfigurazione espressionistica, che andrà a coinvolgere cielo e nubi. Un’artisticità che va a coincidere con una decisa trasformazione del suo quotidiano; ma non è un fatto casuale, perché è fatale che ogni artista omologhi nell’Espressionismo, sia esso semanticamente letterale, sia artistico, i propri accadimenti esistenziali. Dopo un breve passaggio di connotazioni precorrenti, incontriamo una Raffaela Longo di fede surrealistica, e come tale rinnega gli schemi logici e rivitalizza il proprio inconscio – ricordiamoci che il Surrealismo (anni 20 in Francia, Mirò), ancor più quello Astratto (Gorki), è il discendente indiretto dell’Espressionismo (Germania, inizio secolo), essendo transitato dall’Astrattismo (anni 10, Kandinskij), che n’è il diretto discendente.
Nella sua poesia, è discriminabile un percorso complanare: un primo ciclo impressionistico di tranquilla e tranquillizzante estetica, fino a collidere con un prodotto d’intensa carica d’espressionismo astratto, sintesi di surrealismo e d’espressionismo, che un’analisi poetica definisce omologismo.
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