Enrico Del Rosso è del ‘67 e vive e lavora a Pordenone.
Ha studiato Grafica, pubblicità e fotografia a Udine e ha concluso i suoi studi all’Accademia di Belle Arti a Bologna.
Dopo gli studi ha lavorato a Firenze come fotografo e addetto alla TV, a Torino nella computer-grafica e a Pordenone come insegnante di fotografia.Tutte queste esperienze hanno impregnato la sua opera e hanno creato in lui un ricco bagaglio di competenze utili nel momento in cui ha deciso di trasformare la sua arte in professione.
Nella ricerca di un suo segno personale è giunto alla conclusione che il significante più ovvio è un volto femminile e lo ha assunto come sua cifra. Infatti, spiega, il volto femminile è il primo elemento che un bambino riconosce e il primo che disegna ed è anche alla base della percezione visiva come l’elemento che possiede la percentuale maggiore di informazioni immagazzinate nella mente umana. Di questo volto ha abbandonato ogni riferimento alla realtà ed ha mantenuto solamente la linea che lo delimita al cui interno ha aggiunto via via la sua narrazione, il suo oggetto artistico. In questo modo esso è diventato un’icona, una forma in cui racchiudere in modo ordinato il suo messaggio, la sua immagine mentale, creando così il suo stile personale, il suo percorso di ricerca del bello.
Questa sua poetica, da lui denominata “Comunicazionismo”, è nata dal surrealismo mescolato all’arte informale (tra Vedova e Mirò) e via via si è evoluta grazie allo studio della poetica di quegli autori del ‘900 da lui particolarmente amati (come Kirchner, Mondrian e Kandinsky), ma anche da quello della poetica delle icone medievali (sia direttamente sia attraverso la rivisitazione di Klimt) e dei classici rinascimentali.
Le sue opere partono dalla semplicità più assoluta diventando ogni giorno più complesse, per ricercare poi di nuovo la semplicità quasi come una purificazione, espressione della necessità di comunicare la meraviglia del mondo che ci circonda, la poesia, la fantasia di questo creato per alcuni cinico e crudele, per altri miracoloso e splendido.
Negli ultimi tempi Del Rosso, dopo un periodo che ha avuto come riferimento la pop art, ha inseguito una linea che cambiava di angolo e di spessore, riportando nello stesso tempo il colore quale elemento costitutivo dell’opera.
Da qui al cubismo il passo è breve: la forma si è scomposta per perdere il suo significato realistico e acquisirne uno simbolico. Nello stesso tempo Del Rosso ha continuato le sue ricerche sulla forma-simbolo della figura umana e, attraverso le sue precedenti esperienze di video-grafica, l’ ha trasformata in androide. Ha avviato così un procedimento di costruzione complesso che parte dalla scomposizione della figura in superfici, dal calcolo di valori cromatici adeguati ad esse, costruendo elementi visivi apparentemente realistici, ma al tempo stesso più vicini al surrealismo. Ha recuperato così l’allucinante percezione di una figura “simil-vera” alludendo al cosidetto “cubismo molle” di Dalì.
Di seguito alla sfumatura si è sostituita una tendenza all’uniformità cromatica che si esprime esteticamente secondo i modelli della serigrafia.
Da qui l’ultimo passaggio in cui alla pittura Del Rosso ha affiancato l’arte digitale.
Dal 2010, quando ha iniziato la sua attività come professionista, ha esposto in varie personali a Milano e a Vicenza e in collettive in Italia a Milano, Torino,Vicenza, Venezia, Firenze, Roma, Bologna e Napoli e all’estero in Francia, Germania, Svezia e Slovenia.
La sua ultima partecipazione importante è stata nel 2015 alla X Florence Biennale presso la Fortezza da Basso di Firenze dalla cui organizzazione è stato personalmente invitato anche all’ XI che si terrà il prossimo autunno.
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